La visita al museo si prepara a scuola. E’ sul piano delle motivazioni che si può agire per accostare i ragazzi al museo. Non c'è niente di peggio di una falsa partenza, una visita senza aspettative e senza curiosità. Il primo passo è appunto quell
E' già questa una prima operazione creativa, una operazione di
progetto da parte degli educatori. Una parola che qui abbiamo scelto
come leva motivazionale è "COLLEZIONE" una attività che molti bambini
cominciano spontaneamente a svolgere, spesso tra le più gelose e
personali, fortemente caratterizzata dalle scelte individuali e dalla
possibilità di relazioni e scambi con i coetanei.
Un primo suggerimento è partire dal gusto e dall’abitudini a collezionare che alcuni bambini e ragazzi hanno.
La
collezione di oggetti risponde ad alcuni importanti bisogni umani che
vanno dalla necessità della vita fisica a forme più complesse,
riconducibili alla nostra cultura.
Collezionare significa raccogliere.
Le
prime collezioni le troviamo nelle tasche dei bambini. Oggetti
disparati e inutili, raccolti e conservati. Le tasche sono il più
piccolo esempio di museo personale, la prima collezione privata. Ci
sono foglie, sassi, conchiglie, figurine, personaggi di un gioco.
Raccogliere
un oggetto, sottrarlo al suo mondo per farlo appartenere al nostro,
risponde a un bisogno di continuità, di legame. "Sono qui ora, desidero
portarmi via qualcosa che mi ricordi questo posto, questo momento;
desidero mantenere un legame con questa esperienza".
Il valore di
una collezione è un fatto molto opinabile e personale. Per un adulto,
un genitore in particolare, una raccolta di sassi ingombranti e
polverosi è qualcosa di cui si potrebbe fare volentieri a meno. Chi
raccoglie e conserva invece automaticamente crea il valore degli
oggetti, trasforma quello che è solo un elemento del conteso in un
oggetto di valore.
Una collezione di oggetti ha un valore per chi la
raccoglie, per la sua concezione del mondo, per la sua visione del
mondo in quel momento. La scommessa del museo è questa: se ha valore
per me, ha valore anche per altri. I musei artistici e le pinacoteche
sono forse la realtà più evidente di questa condivisione di valori.
Altri musei fanno scommesse più azzardate, nelle quali la condivisione
va cercata e conquistata.
Un particolare e ulteriore valore viene
conferito dall'ordinamento. La Gioconda al Louvre è isolata dagli altri
quadri, gode di una illuminazione particolare e provoca con la sua
fama, con il suo alone che raggiunge tutto il mondo, assembramenti
quasi invalicabili. Se per 50 anni venisse spostata di lì e messa in un
corridoio di passaggio, probabilmente verrebbe dimenticata.
L'ordinamento
è un gioco. Le collezioni spontanee dei ragazzi non sono statiche, sono
soggette a continui rimescolamenti e scelte, scambi talvolta. Sono
dinamiche e frutto di continue scoperte e riscoperte. Uno dei primi
giochi proposti ai bambini piccoli, prima ei due anni, è il gioco
euristico: un sacchetto che nasconde/contiene oggetti vari, selezionati
in base a criteri di non pericolosità. Con naturalezza i bambini ne
esplorano il contenuto, ne fanno delle esposizioni, ne variano la
disposizione, tornano a rimetterli dentro.
Una collezione è un
archivio della memoria. Come tale rimane vivo se posso usarlo, aprirlo,
esplorarlo. La funzione è il gioco, il godimento estetico, la
possibilità di nuove invenzioni.
Questo aspetto è sottovalutato a
volte nelle collezioni e anche nei musei. Il Museo è considerato un
punto di arrivo, intoccabile. Ma il museo è in realtà un accumulo di
stimoli, una raccolta di suggestioni e suggerimenti che ognuno leggerà
come meglio crede. Il percorso museale è sicuramente un prodotto
inchiodato, fisso, ma il visitatore che si sposta nel Museo lo inventa
continuamente, scegliendo soffermandosi, tralasciando, tornando
indietro.
L'ARCHIVIO DELLA MEMORIA -
Il tutto passa attraverso la concretezza di strumenti in parte realizzati ad hoc con materiali molto semplici ma efficaci, anche perché prodotti da chi li vuole utilizzare, così come se li immagina, come li voleva, come li sognava.
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